Non esitono parole per
descrivere adeguatamente questo incredibile, imperdibile, intramomentabile
film. E di Reggio lo sapeva, lo sapeva bene, decidendo di negare ogni
conversazione, ogni dialogo da queste scene, lente, veloci, accellarate,
ralletnate, zommate e magnificate, trasportando lo spettatore per l'intero
mondo, con le sue magie e frenesie, accompagnato non da parole, ma dalle
angeliche musiche di Philip Glass.
Girato in 6 anni di riprese, filmando,
mescolando, inserendo riprese da tutto il mondo: questo e' Koyannisqatsi, che nella
lingua amerinda hopi significa
"vita in tumulto", oppure "vita folle; vita tumultuosa; vita in
disintegrazione; vita squilibrata; condizione che richiede un altro stile di
vita".
E con questo ambiguo titolo, cosa ci rimane per comprendere il senso
di questo assurdo, inquietante, splendido, magnetico film? le immagini, le
folle immagini che ci carezano intorno al mondo, che Reggio e' riuscito a
cogliere, e a rinfacciarci.
Non bastano piu' parole a dire altro.
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